TeleTrade: Recovery Plan – le modalità ed i piani per i diversi paesi
Il 13 luglio il Consiglio dell’Ecofin, composto dai ministri dell’economia e delle finanze dei 27 Stati membri dell’Unione Europea, ha dato il via libera ai piani di ripresa e resilienza, più comunemente conosciuti come “Recovery Plan”.
Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna, sono i paesi che hanno ottenuto il via libera per l’utilizzo dei fondi messi a disposizione dall’UE per la ripresa economica dalla crisi pandemica da Covid-19. In particolare il programma Next Generation prevede di mobilitare 750 miliardi di euro in relazione al bilancio 2021-2027. L’obiettivo, che dovrà proporre in seno all’Unione Europea ogni Stato che ha deciso di fare richiesta a questi finanziamenti, è assicurare un processo di transizione verso un’economia più sostenibile e una maggiore inclusione sociale e dovrà anche garantire riforme istituzionali che vadano nella stessa direzione del piano.
Come già è stato evidenziato, considerando tutto il pacchetto Next generation EU, si parla di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi sono trasferimenti mentre i rimanenti 360 miliardi riguardano prestiti a tassi molto agevolati.
Approfondendo le tipologie di finanziamento previste per il “Recovery Plan”, sono previsti 672,5 miliardi di euro di cui 360 miliardi di prestiti e 312,5 miliardi di sovvenzioni. A tal riguardo per poter accedere ai fondi, i paesi che hanno fatto richiesta hanno dovuto presentare a Bruxelles, entro il 30 aprile poi in seguito prorogata, i propri piani nazionali con i quali si impegnano ad usare le risorse per trasformare le loro economie in linea con alcune precise priorità: transizione, verde e digitale, ed inclusione sociale, le cui priorità sono state suddivise in 7 settori:
- mercato unico, innovazione e agenda digitale;
- coesione, resilienza e valori;
- risorse naturali e ambiente;
- migrazione e gestione delle frontiere;
- sicurezza e difesa;
- vicinato e resto del mondo;
- pubblica amministrazione europea.
I finanziamenti non saranno trasmessi ai vari Stati in un’unica soluzione, ma saranno erogati man mano che si raggiugeranno gli obiettivi che ogni Stato ha individuato, ad eccezione di un anticipo versato al momento dell’approvazione; anticipo che dovrebbe essere stato erogato alla fine di luglio, commenta l’analista Finanziario di TeleTrade Giancarlo Della Pietà.
Il piano italiano
Per quanto riguarda l’Italia, il proprio Recovery Plan è stato approvato dal Governo il 24 aprile e la settimana dopo è stato inviato a Bruxelles. Il nostro paese, anche per via del cambio di governo e delle varie modifiche al piano proposte dal nuovo Governo guidato da Mario Draghi, era stato accreditato come uno dei più in ritardo, ma ben presto ha recuperato lo svantaggio. Stando alle ultime indicazioni, verranno usati tutti i sussidi e tutti i prestiti messi a disposizione, situazione che rappresenta un caso unico tra i grandi paesi dell’unione Europea. Il governo Draghi ha indicato le proprie priorità nel piano: investire sulla transizione ambientale (incluso il superbonus 110%, anche se ridimensionato) e sui giovani, con spese in istruzione e ricerca. Ingenti sforzi economici coinvolgeranno anche l’industria 4.0 e i collegamenti ferroviari. Rispetto alle voci di spesa relative agli altri paesi dell’Unione, il governo italiano ha deciso di porre un focus di rilievo sull’istruzione e sulla ricerca.
Per quanto riguarda gli altri paesi europei, di seguito riportiamo i piani di sviluppo delle principali economie.
Il piano tedesco
La Germania dedicherà più di 25 miliardi di euro all’ecologico e allo sviluppo digitale. Nello specifico, circa 11,5 miliardi dei fondi riguarderanno la conversione all’energia alimentata a idrogeno, all’ottimizzazione dell’efficienza energetica, agli incentivi per il rinnovamento dei mezzi di trasporto a all’energia rinnovabile.
14 miliardi saranno dedicati alla transizione digitale che punterà principalmente alla riconversione dei processi produttivi nel settore auto e all’ammodernamento di pubblica amministrazione, istruzione e salute.
Il piano francese
La Francia riceverà fondi per 40 miliardi, utili al finanziamento del piano di recovery da 100 miliardi che è già passato al vaglio della presidenza di Macron nel 2020. Di questi, quasi 20 miliardi verranno devoluti alla transizione ecologica, con quasi 6 miliardi per la decarbonizzazione e l’adeguamento delle forniture domestiche; 6,5 in mezzi di trasporto e infrastrutture per la mobilità green; 5 miliardi per la riorganizzazione dell’approvvigionamento energetico con particolare focus sull’idrogeno (ridimensionato nel piano italiano). Un quarto dei fondi europei, infine, andrà a coadiuvare la digitalizzazione, dagli investimenti in competenze digitali alla pubblica amministrazione.
Al pari dell’Italia, la Francia deve fare seguito al piano di recovery con l’attuazione di riforme: alcune sono nell’agenda di Macron già da anni ma hanno mancato l’approvazione, come la legge a tutela del clima, la semplificazione dell’accesso alla libera imprenditoria e alla pubblica amministrazione, le politiche abitative, alcune normative sul piano welfare come il sussidio di disoccupazione sospeso durante la crisi.
Il piano spagnolo
Entro il 2026 la Spagna disporrà di 140 miliardi, di cui poco meno di 10 dovrebbero arrivare entro quest’estate. Verso la fine dell’anno dovrebbe ricevere un quinto dei fondi, e il governo ha già approntato un piano che prevede l’impiego di 70 miliardi entro il 2023. Il piano andrà a devolvere il 40% delle spese alla transizione verso l’energia green, quasi il 30% alla trasformazione digitale e la restante parte all’istruzione scolastica. Altri importanti punti strategici riguardano: la mobilità elettrica, l’energia a idrogeno, l’industria aerospaziale, la sostenibilità agricola, lo sviluppo dell’IA e l’ammodernamento delle strutture e dei dispositivi sanitari.
Con i piani di rilancio economico, l’Europa ha dimostrato in concreto il principio di solidarietà, in quanto i fondi non vengono distribuiti e restituiti in relazione al Pil, ma in considerazione delle difficoltà e dei bisogni di ogni singolo paese. In particolare per un paese come l’Italia, si tratta di un’occasione unica, con la prerogativa che non bisogna solo giustificare come saranno spesi questi fondi, ma si deve documentare, con il piano iniziale e con una serie successiva di report, come si stanno svolgendo gli investimenti e soprattutto sarà opportuno indicare la road map delle varie riforme necessarie per rilanciare l’Italia e poi spiegare passo a passo come si stanno mettendo all’opera, in caso contrario non saranno più elargiti i fondi.
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