Aziende italiane in crisi, cosa sta succedendo?
Da anni si parla di crisi, sia essa economica, sociale, culturale, sanitaria, ecc. Si dice che le aziende sono in crisi...
Da anni si parla di crisi, sia essa economica, sociale, culturale, sanitaria, ecc. Si dice che le aziende sono in crisi, si nota una crescente precarietà nel mondo del lavoro e si assiste ad altri fenomeni preoccupanti e verosimilmente a questi collegati, tra i quali ad esempio il calo della natalità.
In questo fosco scenario, ci sono però aziende che crescono, funzionano, fatturano, esportano, ma spesso si tratta di realtà medie o grandi, quelle piccole e magari piccolissime, che sono poi le più numerose, affrontano sfide spesso complesse da vincere e non a caso molte aziende chiudono o sono sostanzialmente in stallo, una situazione che non fa certo bene alla competitività nazionale, in scenari che ormai sono sempre più globali.
Il Made in Italy è un brand che funziona molto bene, specie su certi mercati esteri, ma c’è il rischio che venga affidato sempre e solo ad una manciata di aziende di dimensioni medie o grandi, che magari vengono anche sostenute con finanziamenti pubblici.
I finanziamenti, così come altre forme di sostegno, va detto, ci sono anche per le realtà piccole e per le micro imprese, ma difficilmente si rivelano risolutivi dei loro problemi. Cosa bisogna fare quindi per rilanciare dal basso l’economia del lavoro nel nostro paese, qual è, se c’è una possibile ricetta?
PMI italiane, ricetta per uscire dalla crisi
«La finanziaria di questo anno – afferma Marco Travaglini, fondatore di Consulente Paziente – come quella dei due anni precedenti, […] è focalizzata sul concetto di un sistema “a goccia” che finanzia le medie e grandi realtà industriali, soprattutto manifatturiere […]. Noi pensiamo che questa politica rischi di essere ancora più distante dalla realtà e dalle necessità delle micro e piccole aziende».
Cosa serve quindi, nel concreto, alle piccole e micro imprese italiane? Un primo passo nella giusta direzione sarebbe che fossero riconosciute come autentico cuore pulsante del Made in Italy, in primis e non solo a parole, dalla politica.
Serve poi un piano che preveda una profonda riorganizzazione, che porti ad una vera crescita e ad un’apertura verso nuovi modelli produttivi e organizzativi. Cambiare non è mai facile, ma se si vuole continuare ad esistere e possibilmente a crescere, bisogna inevitabilmente evolversi.
Da queste ed altre riflessioni sul tema e sul ruolo strategico di una consulenza mirata, rivolta a imprese e imprenditori, è nata l’esigenza di scrivere una lettera aperta al Ministro delle Imprese e del Made in Italy che è possibile leggere integralmente a questo link.
Le sfide per il sistema produttivo italiano sono tante e complesse, c’è bisogno di impegno e apertura al cambiamento, da più parti. Le PMI spesso sono mosse da reale entusiasmo, ma si scontrano con una realtà complessa, la politica dovrebbe dare maggiori e migliori risposte, guardando alla base di un tessuto, quello imprenditoriale italiano, che deve diventare punto di riferimento e non fanalino di coda.
Le piccole e micro imprese devono venire prima di quelle medie e grandi, non vanno lasciate indietro, farlo sarebbe un errore che rischiamo di pagare molto caro, in tempi rapidi.