Giochi di carte collezionabili, un vero boom
Negli anni Novanta sono nati i giochi di carte collezionabili ed hanno lasciato un segno
I giochi da tavolo sono sempre stati un must per il settore hobby e divertimento, ma da qualche anno non sono soli. Più precisamente facciamo un salto indietro nel tempo fino agli anni Novanta, quando sono nati i giochi di carte collezionabili. Da subito hanno lasciato il segno, per diventare poi estremamente popolari ai nostri tempi. Il motivo? Sono una soluzione in continua evoluzione, capaci di reinventarsi grazie alle combinazioni di carte. Un giocatore può infatti creare mazzi, aprendo nuovi capitoli stimolanti all’interno dello stesso gioco. E’ una forma di creatività che non smette mai di sorprendere i veri appassionati. Attraverso l’acquisto di una bustina o di un set di carte nuove è possibile aggiudicarsi nuovi pezzi rari da aggiungere alla propria collezione. E magari delle varianti potenti che permettono di rendere ancora più competitive le tue sfide.
Come sono nate le carte collezionabili
Anche se questa soluzione di gioco è esplosa da una decina di anni, su scala internazionale, i suoi primi passi risalgono a molto prima. Il merito è stato di Richard Garfield che ha firmato un gioco da tavolo composto da “carte collezionabili” nel 1991. Era la primissima versione di quello che sarebbe poi diventato il simbolo per eccellenza di questa categoria di divertimento: parliamo di Magic: the Gathering. Ancora oggi è il gioco più diffuso in assoluto, nonché il titolo che ha poi influenzato tantissime altre realtà di gioco. Nel 1996 è stato “sfidato” dai Pokemon, giunti dal lontano Giappone grazie a un’idea di Satoshi Tajiri, e da Yu-Gi-Oh! creato dal fumettista Kazuki Takahashi.
Non sono tre titoli a caso ma sono proprio le realtà più forti, che hanno contribuito a rendere così conosciuto questo tipo di settore.
A cosa è dovuto tanto successo?
Possiamo sicuramente raggruppare una serie di fattori importanti, primo tra tutti è l’unione tra divertimento e socialità: il gioco di carte collezionabili sostiene da tempo la possibilità di relazionarsi da vicino con i propri rivali. Un concetto semplice ma che è spesso mancato nel caso dei videogiochi.
Non dimentichiamo poi il lavoro che c’è dietro alla realizzazione di questo mondo, fatto di gadget, accessori in continuo aggiornamento, merchandising e curiosità ben alimentata. Ultimo, ma non meno importante è proprio il concetto di condivisione che inizia dai cartoni animati ispirati a questi giochi, per arrivare poi alla realizzazione di personaggi e meccanismi che mutano.
Pensiamo per esempio anche ad altri successi televisivi ed editoriali come One Piece, Naruto che sono l’esempio classico di come successi indiscussi del piccolo schermo siano poi stati trasformati in gioco per assecondare le preferenze del pubblico di appassionati.
Le caratteristiche che fanno la differenza
Il motore che alimenta questo tipo di giochi è la sfida, la possibilità di partecipare a tornei che sono motivo di incontro e scontro, ma sempre di unione nel rispetto di una passione comune. E di un mondo fatto di dettagli che possono modificare in corsa un’intera esperienza di gioco, oltre che una storia. Per esempio lo stesso Magic: The Gathering è un titolo sempre aggiornamento in modo costante, che permette ai giocatori di puntare su espansioni e quindi nuovi capitoli da provare.
Il tutto all’insegna della sana competizione che mette anche in palio migliaia di dollari per chi partecipa a tornei internazionali. Ed ecco che entra in scena anche la possibilità di abbattere barriere e distanze, aprendosi completamente sul mondo. Ecco perché si parla di un qualcosa di più profondo di un semplice “gioco”.