Psicologa: Manchester è uno spartiacque, ora anche bambini nel mirino dei terroristi
L’attentato di Manchester è un atto “vile” che cambia i parametri del terrore, e segna uno spartiacque “decisivo”; questo, secondo le parole di Beatrice Toro, docente di Psicologia all’Università Auxilium di Roma. “Prima, ragazzini, adolescenti e bambini erano rimasti fuori dalla strategia dei terroristi”. Che ora punta invece a colpire proprio i soggetti più deboli, i giovanissimi; ciò appare evidente dal fatto che bersaglio di quest’ultimo attentato è stato il concerto di un vero e proprio idolo per adolescenti e ragazzini.
Finora, ad essere colpiti erano stati solo adulti e turisti. Questo attentato cambia “i parametri del terrore”, garantisce l’esperta; e rischia di avere ripercussioni psicologiche pesanti. Gli adulti sono da questo momento consapevoli che ad essere a rischio sono anche i loro figli, bambini, adolescenti: lo spartiacque è totale e può provocare, nei genitori, un senso di impotenza assoluto. Il rischio è anche quello di sviluppare reazioni irrazionali: ad esempio, non voler portare più i propri figli al parco o in luoghi pubblici o affollati.
Secondo la psicologa, il maggiore problema, adesso, è proprio quello che si diffonda, tra i genitori, una vera e propria psicosi; mentre per quanto riguarda i bambini, questi si sentiranno colpiti nel profondo e tenderanno a sovrastimare la minaccia terroristica. I bambini non sono in grado di razionalizzare alla maniera degli adulti, avverte l’esperta; per tale motivo, sarebbe meglio far intervenire la mediazione di un adulto, qualcuno che sappia dare una parvenza di spiegazione razionale a quel che è accaduto.
Nel mirino dei terroristi – questo il motivo della parola “spartiacque”, usata per definire quel che è successo – sono ora i bambini, il cuore e la prima espressione della cultura occidentale: il fulcro dell’apertura, del divertimento, dell’arte e della musica. Sono stati colpiti “i figli dell’Inghilterra”, e la psicologa avverte che il rischio è anche quello che i bambini sviluppino sentimenti di odio. La soluzione? Aperta condanna dell’attentato, ma anche un invito ad evitare il panico, usando magari anche i social network come mezzo di comunicazione e di diffusione.