Tecnologia

CyberChallenge 2017: premiati i “cacciatori di hacker” italiani

Si è concluso da poco il primo programma di addestramento alla cyber security, CyberChallenge: il programma, rivolto a studenti e universitari di età compresa tra i 18 e i 23 anni, è stato organizzato dall’Università di Roma La Sapienza, ed era articolato in una serie di lezioni (60 ore totali, 12 settimane), durante le quali agli iscritti è stato insegnato come dissezionare malware ed eliminare vulnerabilità presenti nei software. Al termine del programma si è svolta una gara, e ieri, nell’Aula magna del dipartimento di Ingegneria informatica, sono stati premiati i vincitori delle gare individuali e a squadre.

I partecipanti sono tutti giovani provenienti dalle scuole medie superiori e dai primi anni dell’Università. Ventisei sono stati scelti come vincitori, tra gli oltre 700 che avevano presentato domanda di ammissione; a consegnare i premi è stato Alessandro Pansa, direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza della Presidenza del Consiglio. Il clima generale delle ultime settimane ha mostrato l’importanza cruciale, per un Paese, di alzare le proprie difese a livello cibernetico, e di puntare sulla cyber sicurezza: per affrontare le sfide globali innescate dalla diffusione abnorme di cyber crimini e di ransomware, occorre attrezzare le menti più giovani a sviluppare competenza, capacità e talenti in grado di contrastare i nuovi attacchi lanciati alla sicurezza informatica. Per fare ciò, ha spiegato Pansa, serve “mettere insieme capacità di ricerca ed informazioni, e rafforzare la collaborazione con le imprese”, al fine di “garantire un più alto livello di sicurezza”.

Il Rettore dell’Università la Sapienza si è detto invece “onorato” di avere ospitato la prima edizione della CyberChallenge: ogni nazione moderna dovrebbe provvedere alla formazione di menti brillanti in grado di sviluppare “capacità di altissimo profilo” nell’ambito della sicurezza informatica: questi saranno i giovani in grado di difendere “i nostri dati, i nostri sistemi, le nostre infrastrutture dai rischi presenti nel cyberspazio”.

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