Facebook, un bug espone l’identità dei moderatori a sospetti terroristi
Un bug di Facebook avrebbe esposto i suoi moderatori a potenziali terroristi. È quanto risulta da un articolo del Guardian, che denuncia il grave errore della piattaforma, che ha esposto i nomi e i dettagli personali di più di mille dei suoi moderatori ai possessori delle pagine Facebook incriminate: una quarantina di tali moderatori lavorava nel distaccamento di Facebook di Dublino, nell’unità per la lotta al terrorismo. Sei di loro sono stati persino probabilmente “visti” dai potenziali terroristi; uno di loro ha fatto sapere di aver lasciato l’Irlanda per un periodo di cinque mesi.
Quest’ultimo è un cittadino irlandese, sui vent’anni, di orgine irachena. Il suo intervento più recente era stato effettuato su un gruppo che sosteneva Hamas in Egitto, e composto in parte da membri simpatizzanti dell’Isis. Ha raccontato di essere fuggito dal suo Paese proprio per sottrarsi al terrorismo, che aveva già fatto vittime nella sua famiglia: suo padre era stato rapito e picchiato, suo zio giustiziato in Iraq. “Restare a Dublino stava diventando troppo pericoloso”, ha spiegato.
Le figure che il bug di Facebook ha “esposto” alle ritorsioni di potenziali terroristi sono quelle che si occupano della rimozione di account e materiali pericolosi/lesivi degli standard della community, monitorando allo stesso tempo le attività che si svolgono nel social network. Il bug ha mostrato i loro nomi nel registro attività dei gruppi i cui amministratori sono stati rimossi per aver violato i termini del servizio. Questo bug, scoperto nel novembre 2016, è stato risolto soltanto due settimane dopo: in questo lasso di tempo, nomi e profili dei malcapitati sono stati esposti, anche se, afferma Facebook, “non abbiamo prove che siano stati minacciati loro, o le loro famiglie; e abbiamo offerto supporto a ognuno di loro”.
Dopo cinque mesi trascorsi in Europa orientale, il ragazzo è rientrato a Dublino, ma racconta di avere ancora paura e di prendere farmaci antidepressivi. Si è rivolto a un tribunale, per chiedere a Facebook il risarcimento dei danni: “Non ci avevano avvertito”, dice, “che poteva succedere una cosa del genere; né ci hanno dato la possibilità di agire con profili falsi”.