Clubhouse fa discutere: la privacy è garantita?
La piattaforma social, forse per il rapido ed inatteso successo, non si è ancora adeguata agli standard europei sulla protezione dei dati personali
L’argomento “privacy” sta a cuore a tutti quanti: sia che si tratta di privati cittadini, sia che si tratti di persone a capo di grandi imprese. In campo informatico per privacy si intende il diritto fondamentale, riconosciuto a ciascun individuo, di controllare l’utilizzo e la diffusione dei propri dati personali.
Inutile dire che nell’ultimo decennio la circolazione dei dati personali è cresciuta in modo esponenziale arrivando a diventare una tematica di assoluta priorità sia in ambito sociale che in ambito economico.
I social media sono sempre più presenti nel nostro quotidiano, ma non solo! Spesso la loro ingerenza supera molti confini arrivando non solo a conoscere le nostre preferenze ma anche a sfruttarle per prevedere, con alta probabilità di successo, i nostri comportamenti futuri ed orientare i nostri comportamenti.
Privacy e Clubhouse
Chi lavora in un’azienda che prevede l’utilizzo di internet sa quanto è importante avere sistemi di protezione sempre aggiornati sui propri dispositivi. Aziende come PrivacyLab sono in grado di fornire la protezione più adeguata a ogni esigenza.
Ma la tecnologia fa passi da gigante e sono molti i fronti su cui bisogna stare attenti. Ne è un esempio lampante il caso scoppiato con Clubhouse. La piattaforma social, forse per il rapido ed inatteso successo, non si è ancora adeguata agli standard europei sulla protezione dei dati personali.
Si tratta di uno degli ultimi nati tra i social network e si caratterizza per essere vocale al 100%. I numeri sono impressionanti: è infatti passato da 2 milioni a oltre 5 milioni di utenti in soli due giorni. E la crescita non accenna ad arrestarsi!
Numeri che appaiono ancora più impressionanti se si tiene conto di due fondamentali caratteristiche di clubhouse:
- Attualmente è disponibile solo per chi ha un iPhone
- Si accede solo tramite invito. Non basta, infatti, effettuare il download gratuito perché, senza il link di invito fornito da un utente che già ne fa parte, non si può accedere alle sue stanze.
Il successo è così virale che c’è addirittura chi è disposto a pagare per poter accedere a Clubhouse. Spuntano infatti online i primi casi di compravendita di codici, con prezzi anche piuttosto alti.
Diventa piuttosto facile capire come, rispetto al desiderio di appartenere ad una novità tanto trendy, possa facilmente passare in secondo piano la questione privacy.
Il problema tuttavia va affrontato. Clubhouse, a meno di segnalazioni durante la conversazione, cancella le registrazioni audio alla chiusura delle stanze, anche se non è un provvedimento che può essere considerato sufficiente.
Violazione della privacy di Clubhouse
I problemi di privacy legati alla piattaforma social Clubhouse possono essenzialmente ridursi a:
- L’informativa di Clubhouse non si trova sul sito ufficiale dell’app ma su notion.so risultando così difficile da reperire per la consultazione.
- Per utilizzare l’app è necessario accettare la privacy e i termini del servizio con un unico clic. Si tratta di una violazione dell’articolo 32 del Gdpr europeo sulla protezione dei dati personali. Il comma sancisce infatti la necessità che l’interessato esprima un consenso specifico e granulare, cioè mirato per ogni singola finalità del trattamento.
- C’è una completa mancanza di riferimenti giuridici per i cittadini Ue. L’informativa dedica una sezione aggiuntiva al California Privacy Act, ma non c’è alcun riferimento al Gdpr di Bruxelles o al codice della privacy italiano.
Alpha Exploration, la società californiana che possiede Clubhouse, non sembra aver tenuto conto della privacy di tutti i cittadini Europei. Tutti i timori riguardanti la scarsa protezione della privacy da parte di Clubhouse hanno portato il Garante italiano ad agire.
Clubhouse, interviene il garante della privacy
Il Garante italiano della Privacy, dopo aver rilevato diverse lacune nell’informativa sulla privacy della piattaforma social, ha agito decidendo di scrivere una lettera con cui chiedere, entro 15 giorni, l’adeguamento alle norme europee. Per il Garante è piuttosto fumosa anche la finalità con cui i dati vengono trasferiti e il periodo di tempo in cui il social li trattiene.
È un problema piuttosto rivelante, soprattutto se si pensa che la piattaforma viene usata da persone comuni ma anche da politici. Una delle stanze di Clubhouse italiane più affollate è proprio Agorà Politica, a cui hanno partecipato anche senatori ed europarlamentari.