In Siria la più grande crisi di sfollati, finita sostanzialmente nel totale oblio
Ci sono, anche se pare strano, guerre, carestie, terremoti ed epidemie, di seria A ed altre di serie B
Ci sono, anche se pare strano, guerre, carestie, terremoti ed epidemie, di seria A ed altre di serie B. Ci sono eventi catastrofici di cui si continua a parlare, altri che per varie ragioni, finiscono con il passare del tempo nell’oblio. L’interesse cala, i media se ne scordano e le persone quasi inevitabilmente fanno la stessa cosa.
La percezione media che un cittadino europeo ha, se si basa unicamente su quello che passa dai media tradizionali, è che i problemi del mondo, tendenzialmente, nel giro di qualche messo o al massimo qualche anno si vadano a sistemare da soli, quasi magicamente. In realtà quello che avviene è che si smette di parlarne o comunque di dar loro la medesima rilevanza, sempre che ovviamente non ci siano interessi, ad esempio economici (ma non solo), che portano verso altri comportamenti e approcci.
Facciamo un esempio molto concreto. Dopo 13 anni di guerra (il terremoto, il colera, ecc.) la Siria è teatro della più grande crisi di sfollati al mondo e la guerra tra Israele e Hamas potrebbe complicare e aggravare ulteriormente le cose, ma tendenzialmente non se ne parla o comunque lo si fa in modo limitato e marginale, al momento ci si concentra su altro.
Il conflitto siriano è in corso da 13 anni da quando le proteste della Giornata siriana della rabbia si avviarono il 15 marzo 2011. Non è finito o risolto, perché semplicemente non se ne parla più.
Nel settembre del 2013, a seguito di un attacco nell’area ribelle di Ghūṭa e delle conseguenti accuse nei confronti del governo di avere utilizzato delle armi chimiche, la crisi siriana era diventata internazionale accentuando in modo estremo le contrapposizioni tra i sostenitori delle diverse fazioni in campo. Ma l’interesse dell’occidente, almeno quello mediatico, durò davvero poco.
Il terremoto in Turchia e Siria
Il terremoto in Turchia e Siria del 2023 è stato un evento catastrofico, avvenuto nella notte fra il 5 e il 6 febbraio, principalmente per mezzo di due forti scosse che hanno colpito l’area meridionale della Turchia e le regioni settentrionali della Siria, creando tra le altre cose danni all’infrastruttura idrica, causa della successiva epidemia di colera. Spesso si faticano ad unire i puntini e a dare un quadro generale della situazione. Il terremoto non ha colpito un Paese qualsiasi, ma un territorio già compromesso dalla guerra, dalla povertà, da precarie condizioni sanitarie.
Negli ultimi 13 anni qualcosa come 12 milioni di siriani hanno deciso loro malgrado di lasciare la propria casa per cercare di trovare una situazione di vita migliore, specialmente sul fronte della sicurezza. Si fatica a capirlo quando si sta al sicuro e non ci si pensa, dando la cosa per scontata.
In Siria 16,7 milioni di persone necessitano oggi di aiuti umanitari, la cosa che dovrebbe far riflettere e aiutare a contestualizzare il tutto, è che non sono mai così tante dall’inizio di questa lunghissima crisi, questo mentre sostanzialmente diminuiscono sempre più i finanziamenti, visto che come detto questa emergenza non sembra essere più “di moda”.
Come si può aiutare la Siria?
Per non dimenticarsi della Siria e dei siriani, UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha lanciato di recente una campagna con l’hashtag #Siria13anni, finalizzata proprio a raccogliere fondi per cercare di sostenere gli enormi bisogni umanitari di quella popolazione.
Tutti possono dare un piccolo contributo, semplicemente collegandosi sul sito web unhcr, dimostrando che i nuovi modi di comunicare, informarsi, relazionarsi e perché no, aiutarsi, possono contribuire, nel loro piccolo a dare forma, dal basso, ad un mondo migliore o quantomeno un po’ più equo di quello in cui ci siamo ormai abituati a vivere.