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Turchia, l’opposizione presenta ricorso: 2,5 milioni di schede sospette

Turchia – Sono circa 2,5 milioni le schede “sospette”, probabilmente manipolate, conteggiate nel referendum costituzionale che si è tenuto domenica in Turchia. I “sì” alle riforme costituzionali che accentreranno tutti i poteri nel Presidente Erdogan sono risultati pari al 51,4%, contro il 48,7% dei “no”. Una vittoria risicatissima che già aveva fatto discutere, ma che “tutti devono rispettare”, aveva proclamato Erdogan, aggiungendo che: “Questi risultati avvieranno un nuovo processo per il nostro Paese”.

“C’è il sospetto” ha affermato la deputata austriaca Alev Korun, membro della delegazione di osservatori dell’Osce, “che fino a 2,5 milioni di schede siano state manipolate”. Secondo l’Osce, le schede ammesse sono soltanto quelle ufficiali; invece, la Commissione elettorale suprema della Turchia avrebbe accettato anche quelle senza timbro ufficiale.

Queste parole danno forza alle denunce dell’opposizione: il principale partito di opposizione turco, Chp, ha annunciato che avrebbe presentato alle 14.30 locali di oggi (le 13.30 in Italia) ricorso formale alla Commissione elettorale suprema, per ottenere l’annullamento del referendum. Il vicepresidente del Chp, Bulent Tezcan, ha affermato di essere pronto a portare la protesta fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Il premier turco continua ad invocare il rispetto dei risultati del referendum. Ieri sera c’è stato anche un confronto tra il premier Erdogan e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump: quest’ultimo si è “congratulato” per la vittoria al referendum, ed entrambi hanno discusso la risposta americana all’uso di armi chimiche da parte di Assad. Un altro tema che è stato discusso è la campagna anti-Isis, e la necessità di cooperare contro tutti i gruppi che utilizzano il terrorismo per raggiungere i propri scopi.

“Questi risultati avvieranno un nuovo processo per il nostro Paese”, ha affermato il Presidente turco. Erdogan ha ora, in base al referendum, mano libera su tutto il campo: non solo il suo partito ha la maggioranza in Parlamento, ottenuta alle elezioni del novembre 2015; adesso potrà anche assumere in sé i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, senza più controlli da parte dell’Assemblea di Ankara.

Intanto, il “Sultano” – come viene spregiativamente definito dagli avversari – ha già detto di essere pronto a indire un nuovo referendum, sulla permanenza di Ankara come Paese candidato alla UE. Il premier turco ha accusato l’Europa, infatti, di aver lasciato la Turchia “alla porta per 54 anni”. Erdogan annuncia infine di essere pronto ad un altro, scioccante voto referendario: quello sulla reintroduzione della pena di morte in Turchia.

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