Tecnologia

Facebook ammette l’uso da parte dei governi per diffondere fake news

Facebook ammette che tentativi di propaganda e manipolazione dell’informazione sono stati effettuati proprio a mezzo social, sfruttando le “fake news”, ma anche la creazione di profili falsi che puntano a influenzare l’opinione pubblica. In un rapporto di tredici pagine, intitolato Information Operations and Facebook, si legge l’ammissione ufficiale, da parte della società di Mark Zuckerberg, della realizzazione di attività sospette attraverso il social network, in occasione dei due appuntamenti presidenziali.

Riguardo le presidenziali americane, viene specificato che il volume di queste attività è stato “statisticamente molto piccolo” rispetto al coinvolgimento generale nelle questioni politiche. Il documento fa riferimento, nello specifico, ai “False Amplifiers”, falsi account creati appositamente per influenzare l’opinione pubblica: questi account sono utilizzati per diffondere notizie e/o immagini false, manipolate. Questi account agiscono in modo coordinato, amplificando così l’effetto della campagna d’opinione.

Mentre spesso in rete queste azioni vengono eseguite da “social bots”, ossia da computer, nel caso dei finti profili Facebook prevale la componente umana. Le azioni vengono cioè coordinate da soggetti con una buona conoscenza della realtà politica dei paesi target, che gestiscono poi account di livello “più basso”, al servizio dei primi.

Facebook ribadisce il suo impegno, e la volontà di migliorare le tecniche utilizzate per contrastare simili pratiche. Proprio grazie a recenti miglioramenti su questo fronte sarebbero stati presi provvedimenti per la chiusura di oltre 30.000 falsi profili, creati in Francia in occasione delle presidenziali, e che avevano lo scopo, anche qui, di influenzare indebitamente l’opinione pubblica, per indurla a compiere scelte elettorali “pilotate”.

Alcuni giorni fa la società giapponese Trend Micro, azienda leader nel settore della protezione dei dati e della sicurezza informatica, aveva, in uno studio, evidenziato i possibili legami delle azioni rilevate in Francia con quelle che hanno caratterizzato le elezioni USA, ipotizzando una comune matrice russa attraverso gruppi di cyber-spionaggio e simili, conosciuti come “Pawn Storm” e “Fancy Bear”.

Le dichiarazioni di Facebook fanno discutere, dal momento che all’indomani delle polemiche sulla circolazione di false notizie su Facebook, durante la campagna elettorale USA, Zuckerberg stesso definì una simile ipotesi “folle”. Adesso l’azienda capitanata da Zuckerberg fa marcia indietro, dà una versione differente, e ammette di avere intrapreso azioni di contrasto.

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